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Contratto d’affitto: i costi dell’inquilino

Molto spesso si sente parlare di contratto d’affitto per studenti universitari e di costi annessi, ma non sempre conosciamo i dettagli. Esistono infatti vari tipi di tassazioni e spese che gravano esclusivamente sui proprietari, altre che invece vengono ripartiti con l’inquilino; purtroppo spesso, in una maniera o nell’altra, ricadono interamente sugli studenti, giovani ed inesperti, che magari pagano senza battere ciglio.

Studiare fuori sede implica infatti il doversi trasferire in un’altra casa, cambiando totalmente abitudini e stile di vita: a volte i ragazzi preferiscono chiudere un occhio, “adagiandosi” a ciò che vuole il proprietario, vuoi per timore di essere cacciati di casa e costretti a doverne trovare un’altra nel più breve tempo possibile, vuoi per l’inesperienza dovuta all’età.

Oggi parliamo proprio di questo, cercando di capire quali sono i costi riguardanti la tassazione che devono essere coperti dal proprietario, e come evitare di doverli pagare al suo posto.

I vari tipi di tassazione

Per quanto riguarda un contratto d’affitto regolare, ci sono vari modi per il proprietario di pagare le tasse, i quali dipendono dal tipo di contratto che si firma, che può essere un contratto per studenti, un contratto transitorio, o un “normale” contratto d’affitto. Per i proprietari spesso conviene pagare le tasse con il regime della cedolare secca (ne abbiamo già parlato in passato sul blog, clicca qui per scoprire cos’è e quali sono i vantaggi), che consente di pagare il 21% di tasse per i contratti a canone libero e del 10% su quelli a canone concordato, anzichè andare di pari passo con l’IRPEF, portando nella stragrande maggioranza dei casi un risparmio tangibile.

Ma torniamo all’IRPEF. Quando non è possibile applicare la cedolare secca, il proprietario paga le tasse sull’affitto di pari passo con l’IRPEF, ossia l’imposta dei redditi per le persone fisiche. Questa imposta è progressiva ad aliquote crescenti, divisa in 5 scaglioni calcolati come segue:

1° scaglione: da 0 a 15.000 euro – 23%
2° scaglione: da 15.001 a 28.000 euro – 27%
3° scaglione: da 28.001 a 55.000 euro – 38%
4° scaglione: da 55.001 a 75.000 euro – 41%
5° scaglione: oltre 75.000 euro – 43%

Le aliquote successive alla prima si applicano soltanto sulla parte eccedente. Per fare un esempio, chi ha ottenuto un reddito di 30.000 euro pagherà una imposta così calcolata:

23% su 15.000 euro = 3450 euro
27% su 13.000 euro = 3510 euro
38% su 2.000 euro = 760 euro

La somma da pagare sarà quindi la somma di questi tre importi, ossia 7720 euro.

La differenza tra tassazione d’affitto con cedolare secca o con IRPEF ha a che fare anche con la formazione del reddito: infatti, nel primo caso l’affitto dell’immobile non contribuisce al reddito complessivo.

Per chiudere, ribadiamo ancora una volta che le tasse sull’affitto devono essere pagate dal proprietario, e mai dall’inquilino! Diffidate quindi da chi vi invita a farlo, magari in cambio di uno sconto sul prezzo dell’affitto: oltre ad essere totalmente illegale, quasi sicuramente nello scambio ci perderete voi!

IMU

L’IMU, abbreviazione di Imposta Municipale Unica, è stata introdotta nel 2011 e grava su chi possiede un immobile come una seconda casa, negozi, uffici o una prima casa di lusso e per questo, chi dà un’abitazione in affitto è tenuto a pagarla.

La legge prevede che sia il proprietario a dover pagare l’IMU: l’inquilino non deve pagarla. Diffidate quindi dai proprietari che vi invitano a contribuire con un extra sull’affitto nei mesi di giugno e dicembre, ossia quando viene aperto il pagamento per le due rate della tassa, rispettivamente quella di acconto e quella di saldo.

TASI

Altra possibile stangata per i proprietari di casa riguarda la TASI, ossia la Tassa sui Servizi Indivisibili, che viene pagata ogni anno da chiunque detenga un fabbricato, e pertanto anche da chi decide di darlo in affitto agli studenti universitari. Abbiamo già parlato qui della TASI, ed è emerso che in questo caso, la tassa dev’essere pagata anche dall’inquilino, in un importo compreso tra il 10 e il 30%.

Ma c’è un’importante novità in arrivo dal 2020: da quest’anno la TASI è stata inglobata nell’IMU, e per questo motivo gli inquilini saranno completamente esentati dal suo pagamento. Questo però apre la strada ad un altro scenario scomodo, ossia quello in cui il proprietario di casa non è aggiornato sui cambiamenti della legge (o fa finta di non conoscerli). Non cedete assolutamente, poichè da adesso non dovrete più contribuire al suo pagamento nemmeno in minima parte.

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