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Si può affittare casa ai tempi del coronavirus?

Il coronavirus ha sconvolto totalmente questo inizio di 2020, che sarebbe dovuto essere un anno positivo sotto diversi punti di vista. Purtroppo però abbiamo dovuto fare i conti con questa grave pandemia, la quale, seppur adesso in misura lievemente minore dei mesi scorsi, sta cambiando completamente le nostre vite a breve termine, da ogni angolazione le si guardino.

Naturalmente anche nel mondo immobiliare la situazione è la stessa, specialmente quando si tratta di affittare casa. In molti ci rinunciano direttamente, aspettando di firmare il contratto direttamente alla fine dell’emergenza sanitaria. Ma non tutti sanno che affittare casa ai tempi del coronavirus è possibile, anche se ci sono una serie di misure da tenere in considerazione e problematiche da affrontare.

I passi per affittare casa

Affittare casa durante il coronavirus si può fare grazie alla tecnologia. Iniziamo col dire che esistono le condizioni per poter apporre la firma digitale a distanza ad un contratto, senza doversi muovere di casa. Infatti, locatore, locatario e agente immobiliare possono evitare di incontrarsi fisicamente e procedere direttamente online apponendo le loro firme. Questo però è il passo finale: prima occorre visitare la casa. Possibile? Certamente, grazie alle videochiamate e alle visite virtuali. E’ sufficiente portarsi dietro uno smartphone o un tablet, e grazie all’esperienza di un agente immobiliare sarete immersi in una visita a 360 gradi, con annessa descrizione degli ambienti.

L’eventuale trattativa sul prezzo richiesto la si può affrontare semplicemente per telefono, o in alternativa incontrandosi in completa sicurezza in spazi aperti, mantenendo il distanziamento e indossando la mascherina. Al momento della scrittura di questo articolo, in alcune regioni non è consentito spostarsi dal comune di residenza, quindi questo si può fare soltanto se il governatore della propria Regione ha deliberato a riguardo. Le cose stanno però cambiando repentinamente, pertanto vi consigliamo di mantenervi sempre aggiornati sulle normative locali e nazionali.

Dopo aver concordato il prezzo e firmato il contratto è infine necessaria la registrazione presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate; ma utilizzando il software RLI (Registrazione Locazioni Immobili) messo a disposizione gratuitamente è possibile farlo in modo digitale direttamente da casa. Per maggiori informazioni e per scaricare il software è possibile visitare questa pagina del sito dell’Agenzia delle Entrate; il software RLI è disponibile sia per computer Windows che per i sistemi operativi Linux e MacOS.

Le problematiche

Ci siamo, grazie ai passi appena descritti avete preso una casa in affitto. Purtroppo però, adesso iniziano le difficoltà: ecco quali sono le principali problematiche da affrontare.

Trasloco

La prima problematica dell’affitto di una casa ai tempi del coronavirus riguarda il trasloco. Fino a che le ditte di traslochi non riapriranno (non sono state inserite nella lista di quelle “strettamente necessarie”) occorre fare da soli, autocertificando il lavoro come situazione di necessità. E’ anche possibile affidarsi ad una ditta di traslochi aperta, che abbia indicato la volontà di riaprire alla prefettura.

Ma c’è un’altra variabile da tenere in considerazione, ed è l’autonomia delle diverse regioni, in quanto alcuni governatori hanno autorizzato le ditte di traslochi a ripartire. Informatevi bene quindi, e potrete risparmiarvi lo stress del trasloco autonomo, affidandovi ai professionisti del settore.

Notaio

E per quanto riguarda il notaio? Esso non è necessario per un affitto normale, men che mai per una stanza in affitto per studenti fuorisede. L’unico caso in cui è necessario è l’affitto con riscatto, o rent to buy, una soluzione che potrebbe essere interessante per molti, considerando ad esempio che per 5 anni di studio fuorisede una famiglia spende oltre 30 mila euro d’affitto. In casi come questi, purtroppo occorre sottolineare che i tempi sono molto rallentati. Secondo quanto afferma il consiglio nazionale del Notariato, è comunque possibile contattare il notaio per programmare l’atto da stipulare, e recarsi presso lo studio soltanto su appuntamento, rispettando gli orari ed evitando di portare con sè accompagnatori non necessari.

Pagamento agevolato del canone di locazione

Ma c’è una domanda sulla bocca di chiunque abbia affittato una casa: è possibile un pagamento agevolato del canone di locazione? Purtroppo non esiste una risposta univoca, in quanto potrebbero configurarsi numerosi scenari, nel rispetto delle normative giuridiche in vigore.

Infatti, i locatari possono chiedere la riduzione temporanea del canone per lo stato di emergenza, secondo l’articolo 1464 del codice civile, che prevede l’impossibilità parziale sopravvenuta, o secondo l’articolo 1467, che prevede l’eccessiva onerosità sopravvenuta. Ci sono anche l’articolo 1256 che prevede l’impossibilità temporanea di adempiere alla propria obbligazione (a causa del provvedimento di chiusura delle attività commerciali), e l’articolo 1258, che prevede l’impossibilità parziale di rendere la prestazione dovuta.

Aver nominato tutti questi articoli indica soltanto una sola cosa: il diritto di riduzione del canone d’affitto non è nè scontato nè automatico. Dovrete quindi armarvi di pazienza e parlare con il locatore, intavolando una trattativa amichevole per portare in fondo la situazione e spuntare una riduzione, seppur temporanea, del canone d’affitto. Come ultima spiaggia potrete sempre procedere per vie legali, provando a sostenere le ipotesi che abbiamo elencato in precedenza; sappiate però che perdendo la causa dovrete pagare le spese legali.

La situazione all’estero

Abbiamo descritto più dettagliatamente possibile la situazione degli affitti ai tempi del coronavirus in Italia. Ma cosa succede all’estero?

In Spagna ad esempio, il governo ha varato una serie di misure atte a tutelare gli inquilini in difficoltà, garantendo dei microcrediti per pagare l’affitto e imponendo il divieto di sfratto per tutto il 2020. In Germania gli sfratti sono proibiti fino al 30 settembre, mentre nel Regno Unito il divieto dura fino a fine giugno, ma solo in Inghilterra e in Galles.

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